The

Tolkien library

Bibliografia, articoli e collezione privata dei libri J.R.R. Tolkien

il sito dedicato ai collezionisti

Tutta la bibliografia italiana

Guide, informazioni e curiosità per approfondire ed esplorare tutte le opere di J.R.R. Tolkien, edite in Italia e non solo. Entra nel fantastico universo tolkieniano, esplora ogni angolo di Arda e indaga sulla venuta degli Elfi e degli Uomini in epoche remote, quando il sole era appena nato e l’aria di guerra incombeva sulla Terra di Mezzo. 

 

j.R.R. Tolkien

Biografia, opere, citazioni e curiosità sul più grande scrittore fantasy del XX secolo

Bibliografia

Scopri l'intera bibliografia italiana delle opere di e su J.R.R. Tolkien

Collezionismo

Entra nel mondo del collezionismo tolkieniano italiano. Scopri la mia collezione personale

News

Scopri le novità nel mondo tolkieniano. Film, serie tv, libri e tanto altro

Eventi

Partecipa agli eventi italiani su Tolkien

Altro

Tolkien nel mondo, rimani aggiornato sui temi riguardanti J.R.R. Tolkien

Il Silmarillion, iniziato nel 1917 e la cui elaborazione è stata proseguita da Tolkien fino alla morte, rapresenta il tronco da cui si sono diramate tutte le sue successive opere narrative. “Opera prima”, dunque (ma anche “ultima”, e di tono assai diverso, ben più elevato delle altre), essa costituisce il repertorio mitico di Tolkien, quello da cui è derivata, direttamente o indirettamente, la filiazione delle sue favole, da Lo Hobbit a Il Signore degli Anelli, da Il cacciatore di draghi ai racconti di Albero e foglia. Si tratta di un’opera che, nella vasta produzione di Tolkien, occupa una posizione di primato, non soltanto temporale, ma anche e soprattutto tematica e formale. Vi si narrano gli eventi della Prima Età, alla quale di continuo si rifanno, come a un necessario antecedente e a una chiave interpretativa, i personaggi e le vicende de Il Signore degli Anelli. I tre Silmaril, nucleo simbolico della narrazione, la cui perdita e tentata riconquista costituiscono lo schema della vicenda, sono gemme tenute in altissimo conto dagli Elfi, ma concupite anche da Melkor-Morgoth, primo Signore delle Tenebre, perché contengono la Luce dei Due Alberi di Valinor distrutti dall’Avversario. Vera e propria mitologia i cui modelli ideali vanno ricercati nella tradizione celtica altomedievale, Il Silmarillion, che comprende cinque racconti legati come i capitoli di un’unica “storia sacra”, narra la parabola di una caduta: dalla “musica degli inizi”, il momento cosmogonico, alla guerra, eroica quanto disperata, di Elfi e Uomini contro l’Avversario. L’ultimo dei racconti costituisce l’antecedente immediato del Signore degli Anelli, sorta di prefazione elaborata nei toni epici che caratterizzano tutto quel grande “pentateuco” che è Il Silmarillion. Il quale non è un romanzo né una favola, bensì un’opera unica nel suo genere, forse l’unico tentativo coerente, compiuto in tempi recenti, di costruire un vero e proprio edificio mitico imperniato sulla fondamentale antitesi tra brama di possesso e poteri creativi, tra amore per la bellezza suprema e volontà di dominio, insomma tra “essere” e “avere”: un’antitesi cantata nel linguaggio, sublime e semplice insieme, che è proprio dell’antico epos. Mai pubblicato vivente l’autore per la sua qualità di work in progressIl Silmarillion vede finalmente la luce grazie all’opera paziente del figlio dell’autore, Christopher, che ha compiuto un attento lavoro di ricerca e collazione sui manoscritti lasciati dal padre.

Lo hobbit, che W.H. Auden ha definito «la più bella storia per bambini degli ultimi cinquant’anni», è il libro con cui Tolkien ha presentato per la prima volta, nel 1937, il foltissimo mondo mitologico del Signore degli Anelli, che ormai milioni di persone di ogni età, sparse ovunque, conoscono in tutti i suoi minuti particolari – caso quanto mai raro di favola moderna che sia diventata un vero linguaggio comune per i suoi lettori.
Tra i protagonisti di tale mondo sono gli Hobbit, minuscoli esseri «dolci come il miele e resistenti come le radici di alberi secolari», che formano un popolo «discreto e modesto, ma di antica origine… amante della calma e della terra ben coltivata», timidi, capaci di «sparire veloci e silenziosi al sopraggiungere di persone indesiderate», con un’arte che sembra magica ma è «unicamente dovuta a un’abilità professionale che l’eredità, la pratica e un’amicizia molto intima con la terra hanno reso inimitabile da parte di razze più grandi e goffe» – quali gli uomini. Se non praticano la magia, gli Hobbit finiscono però sempre in mezzo a feroci vicende magiche, come capita appunto a Bilbo Baggins, eroe quasi a dispetto di questa storia, che il grande ‘mago bianco’ Gandalf coinvolgerà in un’impresa apparentemente disperata: la riconquista del tesoro custodito dal drago Smog. Bilbo incontrerà così ogni sorta di avventure, assieme ai tredici nani suoi compagni e all’imprevedibile Gandalf, che appare e scompare, lasciando cadere come per caso le parole degli insegnamenti decisivi. Violentemente sbalzato dalla idilliaca Hobbitopoli oltre il Confine delle Terre Selvagge, fra gole, foreste incantate e minacciose montagne, dove non ci sono «vie sicure», il pacifico Bilbo si scoprirà capace di affrontare prodigi e orrori: il mostruoso Gollum, i ragni giganti, i perfidi orchi, il grande drago Smog, e infine la tremenda Battaglia dei Cinque Eserciti, scontro fra le forze benigne e maligne, eternamente opposte, per il bramato e fatale possesso del tesoro. Ma per Bilbo l’avvenimento più importante – e della cui importanza egli non si rende ben conto – è il ritrovamento, apparentemente casuale, di un anello magico che era finito in possesso di Gollum. In questo fatto è il germe della grande saga che Tolkien proseguirà nei tre libri del Signore degli Anelli, dove sarà riproposto e illuminato nel suo durissimo senso un tema segreto dello Hobbit, un tema inesauribile per qualsiasi lettore: che cosa fare dell’Anello del Potere?

Il Signore degli Anelli è un romanzo d’eccezione, al di fuori del tempo: chiarissimo ed enigmatico, semplice e sublime. Esso dona alla felicità del lettore ciò che la narrativa del nostro secolo sembrava incapace di offrire: avventure in luoghi remoti e terribili, episodi d’inesauribile allegria, segreti paurosi che si svelano poco a poco, draghi crudeli e alberi che camminano, città d’argento e di diamante poco lontane da necropoli tenebrose in cui dimorano esseri che spaventano solo al nominarli, urti giganteschi di eserciti luminosi ed oscuri; e tutto questo in un mondo immaginario ma ricostruito con cura meticolosa, e in effetti assolutamente verosimile, perché dietro ai suoi simboli si nasconde una realtà che dura oltre e malgrado la storia: la lotta, senza tregua, tra il bene e il male. Leggenda e fiaba, tragedia e poema cavalleresco, il romanzo di Tolkien è in realtà un’allegoria della condizione umana che ripropone in chiave moderna i miti antichi.
Tolkien scrisse la trilogia nell’arco di quattordici anni, nel periodo in cui era professore ad Oxford. Il romanzo è venuto crescendo tra le dita allo studioso innamorato dei suoi studi severi, delle sue rune, delle sue leggende, di cui si sentono qui le molte suggestioni e risonanze: lo splendore azzurro e dorato dei paesaggi, l’orrore «celtico» di certe creature, il suono bronzeo o argenteo dei nomi di persone e di luoghi. Come scrive Elemire Zolla nell’introduzione, «Tolkien riparla, in una lingua che ha la semplicità dell’Anglosassone o del Medio Inglese, di paesaggi che pare di avere già amato leggendo Beowulf o Sir Gawain o La Mort d’Arthur, di creature campate tra il mondo sublunare o il terzo cielo, di archetipi divenuti figure». C.S. Lewis ha scritto a sua volta: «Non è immaginario il mondo che Tolkien ha proiettato, così molteplice, vero e completo nella sua intima coerenza. Nessun altro mondo è così palesemente oggettivo, purificato da ogni psicologismo individuale legato all’autore»; e Richard Hughes: «Per l’ampiezza dell’immaginazione [il romanzo] umilia ogni termine di confronto; la sua vivacità, la sua felicità narrativa trascinano il lettore da una pagina all’altra». E Auden infine: «È un libro di incredibile felicità».

Alle origini dei racconti che presero forma successivamente nell’unico volume pubblicato postumo, Il Silmarillion, J.R.R. Tolkien pose le fondamenta per il suo universo narrativo attraverso i tre Grandi Racconti: Beren e Luthien, i Figli di Hurin e la Caduta di Gondolin. Racconti epici che narrano storie di Uomini, ignavi ma eroici, che guidati dal destino e da legame di sangue vedono trascendere la loro volontà per un bene superiore. I Grandi Racconti compongono una vera e propria trilogia, anche se incompleta o in parte contraddittoria, a causa delle molteplici versioni abbozzate dall’autore, in grado di far immergere il lettore in un mondo oscuro, dominato dal male. Le speranze di una nuova luce vengono poste nelle mani degli Uomini: Beren, il primo Uomo mortale a legarsi in amore con un elfo immortale, Luthien, capace di infliggere dolore persino a Morgoth e a strappare un Silmaril dalla corona di ferro del Vala insieme all’amata; Turin, il cui racconto prende ispirazione dalla storia di Kulervo, è un Uomo il cui destino è profondamente scritto su una tela maligna a causa di Morgoth. Vive in un continuo conflitto interiore che lo porta a spargere sangue anche tra i suoi amati; e infine Tuor, cugino di Turin, il quale darà una nuova luce al mondo, Earendel. Vive la caduta dell’inespugnabile città nascosta, Gondolin. I Grandi Racconti dunque, attraverso un tono decisamente tragico ma epico ed eroico, permettono al lettore di entrare a pieno nel ciclo narrativo della Prima Era del mondo, infondendo pietà e sgomento.

La Storia della Terra di Mezzo è stata creata da Christopher Tolkien per fornire ai fan e agli studiosi di Tolkien uno sguardo approfondito sul processo creativo di suo padre. In questa serie di 12 volumi, Christopher cataloga e commenta le varie bozze, gli abbozzi, gli appunti, la corrispondenza e altri materiali che hanno contribuito a produrre le storie finite (e spesso incompiute) del legendarium di J.R.R. Tolkien. I 12 volumi, rimasti inediti per molti anni in Italia ad esclusione dei volumi 1 e 2, vedono una nuova speranza di pubblicazione con la serie edita Bompiani che nel 2021 ha annunciato la pubblicazione di tutti i volumi. 

  1. Il libro dei racconti perduti – Prima parte, precedentemente pubblicato col titolo Racconti ritrovati (The Book of Lost Tales vol. 1, 1983)
  2. Il libro dei racconti perduti – Seconda parte, precedentemente pubblicato col titolo Racconti perduti (The Book of Lost Tales vol. 2, 1984)
  3. I lai del Beleriand (The Lays of Beleriand, 1985)
  4. The Shaping of Middle-earth (1986)
  5. The Lost Road and Other Writings (1987)
  6. The Return of the Shadow (The History of The Lord of the Rings vol. 1) (1988)
  7. The Treason of Isengard (The History of The Lord of the Rings vol. 2) (1989)
  8. The War of the Ring (The History of The Lord of the Rings vol. 3) (1990)
  9. Sauron Defeated (The History of The Lord of the Rings vol. 4) (1992)
  10. Morgoth’s Ring (1993)
  11. The War of the Jewels (1994)
  12. The Peoples of Middle-earth (1996)

In una lettera all’editore Milton Waldman, Tolkien descrive la sua passione per il mito e per la fiaba, e soprattutto per la leggenda eroica al confine tra fiaba e storia, di cui c’è troppo poco al mondo. Questa passione è evidente nella sua opera letteraria, che spazia dai racconti di fata e fantasia alle rielaborazioni di miti e leggende. Le principali opere da annoverare al di fuori delle storie della Terra di Mezzo sono:

  • Foglia di Niggle
  • Il cacciatore di Draghi
  • Le avventure di Tom Bombadil
  • Il fabbro di Wootton Major
  • La leggenda di Sigurd e Gudrun
  • La caduta di Artù
  • La storia di Kullervo
  • Beowulf

Grande era l’interesse e la sensibilità di Tolkien nel narrare storie per bambini, ed in particolare per i suoi figli, al punto da realizzare delle piccole opere illustrate come Le Lettere di Babbo Natale, Roverandom e Mr. Bliss.

Scopri tolkien

Opere

Luce e ombre, natura e lingue, evoluzione e storia, tutto ciò che c’è da sapere sulle opere del professore di Oxford

EDUCATION & TEACHER RESOURCES

Sed risus ultricies tristique nulla aliquet enim tortor at. Dictum varius duis at consectetur. Faucibus in ornare quam viverra orci. Sapien pellentesque habitant morbi tristique senectus et netus. Nulla aliquet enim tortor at. Nunc consequat interdum varius sit. Sapien pellentesque habitant morbi tristique senectus et netus.

Students

 Faucibus in ornare quam viverra orci. Sapien pellentesque habitant morbi tristique senectus et netus. Nulla aliquet enim tortor at. 

Teachers

 Faucibus in ornare quam viverra orci. Sapien pellentesque habitant morbi tristique senectus et netus. Nulla aliquet enim tortor at. 

The Museum

VISITOR FEEDBACK

Faucibus in ornare quam viverra orci. Sapien pellentesque habitant morbi tristique et netus. Nulla aliquet enim tortor at. Nunc consequat interdum varius sit.

— Evelyn Rodgers, Educator
4.5/5